Un allevamento di cani che guarda ai mercati esteri

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Molte le richieste per i suoi cani da Stati Uniti, Australia, Canada e Germania per proteggere le greggi da predatori selvatici

Una passione verso i cani che si è presto trasformata in un’attività imprenditoriale nel settore primario per Dario Capogrosso. Nato a Milano ma di famiglia tarantina e con la predilezione per i Pastori Maremmani Abruzzesi fin da ragazzino amava i cani. Ora i suoi esemplari sono richiesti in molte parti del mondo.

Dopo aver conseguito la laurea in Scienza e tecnologia delle produzioni animali a Milano e frequentato un master in Olanda in conservazione della fauna selvatica, inizia la propria attività nell’ambito della zootecnia. «Per la verità la mia prima esperienza lavorativa è iniziata allevando canarini a Manduria – ricorda Capogrosso – poi ho lavorato in Finlandia in una scuderia dove venne allevato Varenne. Purtroppo con il declino dell’ippica l’attività si è ridotta e sono rientrato in Italia».

 

Come è nata l’impresa

Dopo un’altra breve esperienza in una multinazionale del settore mangimistico («ho lavorato sette mesi e non mi hanno mai pagato», dice con rammarico), Capogrosso e la moglie decidono di ‘mettersi in proprio’ finché non trovano una vecchia cascina abbandonata da mezzo secolo dove decidono di iniziare ad allevare cani da guardiania.

L’attività prende quindi il via a Sarezzano, in provincia di Alessandria, nelle colline tortonesi dove con i 18 ettari di pascolo (acquistati attraverso l’Ismea) Capogrosso compra la prima fattrice di Pastore Maremmano Abruzzese.

«Ora dispongo di 40 fattrici di questa razza – spiega – oltre a 7 femmine di Lagotto romagnolo da tartufo e 13 Pastori della Sila. Inoltre allevo anche 4 Spino degli Iblei, un antico cane siciliano da pastore, tipico dell’area pedemontana dei Monti Iblei e adatto anche questo per la guardia delle greggi, oltre a 3 Cane Fonnese, esemplare originario del nuorese: queste ultime sono razze antiche riconosciute dall’Enci (Ente nazionale cinofilia italiana) che mi piace allevare».

L’attività non è priva di “insidie burocratiche”, poiché oltre al rispetto delle norme sanitarie come tutti gli allevamenti, quello dei cani è un settore particolare in quanto è sì attività agricola, ma le norme edificatorie per il ricovero dei cani lo assimilano a un canile, con specifiche indicazioni......

 

Leggi l’articolo completo su Terra e Vita 11/2017 L’Edicola di Terra e Vita

Un allevamento di cani che guarda ai mercati esteri - Ultima modifica: 2017-03-27T09:42:01+02:00 da Roberta Ponci

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