Frumento duro, le varietà più performanti

frumento duro terra e vita
Saggiati 38 genotipi, di cui 8 al primo anno di prova, nei principali areali di coltivazione italiani. I risultati della sperimentazione 2016-17

Le superfici investite a frumento duro in Italia quest’anno sono diminuite di circa il 7-8%, a causa soprattutto delle basse quotazioni della scorsa stagione che hanno scoraggiato molti operatori. Sebbene al momento esistano ancora stime contrastanti, anche la produzione nazionale totale dovrebbe risultare inferiore al 2016 e collocarsi fra i 4 e i 4,5 milioni di tonnellate: nuovamente insufficiente quindi al fabbisogno dell’industria pastaria che esporta all’estero almeno il 50% dell’apprezzato prodotto trasformato e che fortunatamente sembra ancora non risentire delle pretestuose polemiche e fantasiose denigrazioni che stanno invece caratterizzando l’intera filiera nazionale.

Molti indicatori internazionali, primo fra tutti l’annunciata forte riduzione della produzione in Canada, farebbero sperare ad un rialzo del prezzo che, con 240 €/t già in questo mese, si attesta su valori superiori di oltre il 20% rispetto alla passata stagione. Si è però ancora lontani da quella soglia di almeno 300 €, tra l’altro raggiunta e superata tante volte negli anni passati, capace, in presenza di buone rese produttive, di fornire redditi dignitosi che possano almeno compensare i costi di produzione, comunque scarsamente comprimibili.

Lo stoccaggio differenziato e la concentrazione di partite di qualità omogenea continuano ad essere obiettivi primari per la filiera del grano duro italiano, certo in un auspicabile spirito collaborativo fra produttori e trasformatori che ultimamente invece sembra essersi offuscato. L’incremento sostanziale dei contratti di filiera basati su parametri qualitativi e remunerazioni certe, insieme al sostegno al reddito in ambito Pac e l’integrazione aggiuntiva del fondo di circa 100 €/ha messo a disposizione dal Mipaaf se in associazione all’impiego di varietà certificate, sono i possibili itinerari per raggiungere una redditualità altrimenti difficile pur in presenza di una comunque ineludibile buona tecnica agronomica.

I diversi attori della filiera grano duro-pasta dovrebbero altresì impegnarsi a ridurre l’accesa conflittualità per evitare il rischio di svalutare quanto di più prezioso può offrire l’agricoltura italiana in generale e meridionale in particolare, con le prevedibili nefaste conseguenze per la redditività dell’attività agricola carente di alternative colturali nel Sud e per la salvaguardia paesaggistica, turistica ed idrogeologica di un territorio ancora fra i più suggestivi.

Un accordo fra le parti è pertanto ampiamente auspicabile, puntando ai benefici comuni che possono derivare da un clima sereno di reciproca collaborazione ed equa condivisione degli utili derivanti dal principale prodotto dell’agroalimentare italiano ampiamente richiesto dal mercato.

La semente certificata dal Centro di ricerca Difesa e Certificazione del Crea (già Ense) (figura 1) è risultata quest’anno di sole 178.000 tonnellate, inferiori a quelle degli ultimi 4 anni. Nella graduatoria delle prime 10 varietà si registra l’ingresso di 3 nuove costituzioni: Antalis, Marco Aurelio e Monastir. Iride rimane la varietà più diffusa, con circa 8% del totale. Di questo gruppo di testa, Odisseo si mantiene costante, mentre le nuove entrate mostrano sensibili aumenti del quantitativo di semente certificata: Monastir e Marco Aurelio si sono attestate al 2,7 e al 3,2%; maggiore l’incremento registrato per Antalis che in 4 anni è arrivata al 5,1% del totale nazionale.

Nella stagione 2016-17, nell’ambito del 44° anno di svolgimento della Rete nazionale frumento duro, coordinata dal Centro di ricerca Ingegneria e Trasformazioni agroalimentari del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Economia Agraria (Crea-It), sono state realizzate 38 prove sperimentali dislocate in 14 regioni, raggruppate in 6 areali e così dislocate: Sicilia (5 campi), Sardegna (4), Sud peninsulare (8), versante adriatico dell’Italia centrale (4), versante tirrenico dell’Italia centrale (9) e Nord (8). I risultati di queste prove collegiali caratterizzate da protocolli e genotipi comuni, sono un puntuale osservatorio per gli operatori della filiera, capaci di fornire informazioni tempestive sulle reali caratteristiche quanti-qualitative delle varietà proposte nei diversi ambienti di coltivazione.

Le varietà a confronto quest’anno sono state complessivamente 38, di cui 20 saggiate in tutti i campi, 9 comuni ai tre areali del Centro-Nord (versante tirrenico e adriatico dell’Italia centrale e Nord), 5 presenti solo nei tre areali del Sud-Isole (Sud peninsulare, Sicilia e Sardegna), 3 solo al Sud e Sicilia e 1 specifica per la Sardegna (tabella 1). Le varietà in prova per il primo anno erano 8: Calò e Secolo saggiate in tutti i campi della rete; Augusto, Santograal e Solstizio nei tre areali del Centro-Nord; Egeo e Salgado nei tre areali del Sud-Isole; Burgos solo nel Sud peninsulare e in Sicilia.

 

Andamento meteorologico

La caratteristica principale dell’annata è stata senz’altro la scarsità di precipitazioni associate a temperature primaverili-estive particolarmente elevate. Dopo un autunno abbastanza piovoso, le diminuzioni di precipitazioni, rispetto alle medie poliennali durante il ciclo vegetativo, sono risultate comprese tra i 60 mm rilevati nelle Marche e i 400 mm del Lazio e della Romagna; solo in Sicilia le piogge sono state superiori alla norma di circa 80 mm. Inoltre le precipitazioni sono mancate quasi del tutto dalla fine di aprile e per l’intera fase di granigione. Le temperature sono rimaste molto al di sotto della norma a gennaio e febbraio (anche marzo e aprile in Sicilia). Successivamente, soprattutto le minime, si sono alzate notevolmente per rimanere ben al di sopra delle medie poliennali fino alla fine del ciclo. Da segnalare un brusco abbassamento dei livelli termici registrato in quasi tutte le località tra la fine di aprile e l’inizio di maggio in concomitanza della spigatura delle colture.

Le piogge autunnali hanno provocato un generale ritardo delle semine (ad eccezione del Nord). Successivamente l’andamento meteorologico ha influito sulla data di spigatura (lievemente anticipata), su una sensibile diminuzione della taglia delle piante (che ha in pratica annullato i pericoli di allettamento del culmo), un ridotto numero di spighe per m² (che ha consentito, in associazione ad un favorevole andamento termico, di avere pesi 1000 cariossidi ed ettolitrici generalmente più elevati) e la modesta entità degli attacchi delle principali malattie fungine.

 

Risultati

Per una valutazione sintetica dei risultati dell’annata, nella figura 2 vengono riportati i valori medi di produzione, tenore proteico, peso ettolitrico e peso 1000 cariossidi ottenuti quest’anno nei 6 areali a confronto con le medie del precedente quinquennio 2012-2016.

In Sicilia (4,58 t/ha) e al Nord (6,68 t/ha) le rese sono risultate simili a quelle poliennali (4,67 e 6,64 t/ha, rispettivamente). Le produzioni sono aumentate di circa il 15% nel Centro adriatico, nel Sud e in Sardegna mentre un deciso calo (-25%) è stato rilevato nel Centro tirrenico (3,83 contro 5,11 t/ha).

I tenori proteici mediamente più elevati (14.3% s.s.) sono stati registrati nel Nord (con un incremento di 1,3% rispetto al valore poliennale) e nel Centro tirrenico (ma solo +0,7%, nonostante il vistoso calo delle rese). Anche in Sicilia il contenuto proteico è aumentato dello 0,6%, attestandosi intorno ad una media di 13,8% s.s., mentre negli altri tre areali, in cui le produzioni sono cresciute, le proteine sono risultate inferiori mediamente dello 0,3-0,4% sul dato quinquennale di riferimento: Sud e Centro adriatico 12,9% s.s., Sardegna 12,5% s.s., quest’ultima in forte calo rispetto al valore di 15,4% s.s. ottenuto nel 2016, in presenza però di rese alquanto modeste.

L’andamento climatico di fine ciclo ha influenzato positivamente i valori del peso ettolitrico, risultati superiori a quelli del poliennio di riferimento in tutti gli areali ad eccezione del Nord (78,6 kg/hl contro 79,5). Valori medi tra 81,1 e 81,8 kg/hl sono stati rilevati nel Centro tirrenico, in Sicilia e nel Sud (con aumenti compresi tra 0,5 e 1,7 kg/hl rispetto alla norma); elevati i livelli raggiunti in Sardegna (84,4, +3,2 kg/hl) e nel Centro adriatico (85,3, +4,4 kg/hl).

Il peso delle 1000 cariossidi è risultato leggermente inferiore alle medie poliennali nel Sud peninsulare (-2%) e, in maggior misura, in Sicilia (-9%). Aumenti delle dimensioni della granella sono stati registrati in Sardegna (+2%), nel Nord (51,3g per le 1.000 cariossidi, +3%), nel Centro tirrenico (+8%) e soprattutto in quello adriatico (53,7 g, +20%).

 

Ciclo alla spigatura

Le temperature superiori alla norma hanno determinato un lieve anticipo delle spigature negli areali peninsulari rispetto alla media di lungo periodo di 2-6 giorni, con un divario della data media compreso tra il 26 aprile e il 4 maggio. Diverso è stato il comportamento delle colture nelle due Isole: in Sardegna (5 aprile) il dato è rimasto uguale a quello poliennale, mentre in Sicilia, visto il perdurare delle basse temperature anche in aprile, il ciclo vegetativo è apparso leggermente più lungo del normale di circa 6 giorni (data media 22 aprile).

Nel macroareale Centro-Nord le varietà più precoci sono risultate Duilio, Iride, Simeto, Svevo e la novità Calò, la più tardiva è stata Obelix; nel Sud-Isole la più precoce Karalis, la più tardiva Burgos al primo anno. Tra le 20 cultivar comuni, le più precoci sono risultate Svevo, Calò, Duilio e Iride, le più tardive Ramirez, Marco Aurelio, Odisseo e Tito Flavio.

Tra le altre cultivar al primo anno di prova, Secolo è risultata di ciclo medio; Augusto, Santograal, Solstizio e Burgos di ciclo medio-tardivo; Egeo e Salgado medio.

 

Produzione, caratteri merceologici e qualitativi

Risultati del Sud-Isole. Nella tabella 2 sono riportati i principali risultati delle varietà provate nei tre areali del Sud-Isole: 25 comuni a tutti i campi dei tre areali, 3 presenti nel Sud peninsulare e in Sicilia e 1 solo in Sardegna.

In Sicilia la produzione media è stata pari a 4,58 t/ha, superiore a quelle delle due ultime stagioni e di poco inferiore alla media quinquennale (4,67 t/ha). Ai primi posti della graduatoria si sono collocate, con indici medi di 106, Antalis (4,87 t/ha, media campo superata in 4 prove su 5, che conferma i buoni risultati dei tre anni precedenti), Kanakis (con risultati praticamente identici) e Monastir (media campo superata in 3 prove su 5). Indici di resa di 105 sono stati mostrati da Alemanno e Iride (che confermano il buon adattamento a questo ambiente) insieme a Svevo. Buone le performance ottenute anche da Core, Marco Aurelio e Teodorico, l’unica ad aver superato la media in tutti e 5 i campi.

Tra le cultivar al primo anno di prova, solo Secolo ha fatto registrare una produzione media superiore a quella generale (indice 102), con medie superate in 4 campi su 5.

 

Il tenore proteico è risultato superiore alla media poliennale (13,8 contro 13,2 % s.s.). Aureo si conferma come la cultivar con il più elevato contenuto proteico (15,4% s.s.); un valore del 14,2% s.s, è stato mostrato da Monastir, Svevo e Marco Aurelio, caratterizzate anche da buoni indici di resa (tra 106 e 104) oltre alla novità Burgos, ma con indice di 95. Pigreco e Tirex hanno associato produzioni e contenuto proteico uguali o superiori alla media dell’areale. Tra le altre varietà al primo anno, solo Salgado ha ottenuto un tenore proteico superiore alla media ma con rese basse.

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Il peso ettolitrico medio è risultato di 81,6 kg/hl, di poco superiore al dato poliennale di 81,1 kg/hl.

Furio Camillo (84,5 kg/hl), Ettore (84,1), Antalis, Claudio e Acadur (tra 83,9 e 83,7 kg/hl), con questi ottimi valori confermato i buoni risultati degli anni precedenti e precedono la novità Egeo (83,4 kg/hl). Tra le varietà più produttive, anche Alemanno, Kanakis, Tirex, Core, la nuova costituzione Secolo e Iride sono state caratterizzate da pesi ettolitrici superiori alla media di areale.

Il peso medio delle 1.000 cariossidi, pari a 40 g, è risultato più basso rispetto al valore dell’ultimo quinquennio (44 g). Anche quest’anno Acadur ha evidenziato le più grandi dimensioni delle cariossidi (47,8 g); si confermano per questa caratteristica anche Alemanno, Simeto, Duilio e Core. Viceversa, Ramirez e la novità Salgado si segnalano per cariossidi piuttosto piccole.

Dopo il consistente calo delle rese del 2016 (2,87 t/ha), in Sardegna sono state registrate nuovamente rese interessanti: la produzione del 2017 è stata di 6,92 t/ha, ben superiore a quella del quinquennio di riferimento (6,01 t/ha). Anche in questo areale la varietà più produttiva dell’areale è risultata Antalis (7,61 t/ha, indice medio di 110 e media campo superata in 3 prove su 4), subito seguita dalla novità specifica Egeo (7.51 t/ha, indice 109 e media campo superata in tutte e 4 le prove) e dalle più collaudate Tirex, Claudio e Iride (indice 106), e da Calò (varietà comune al primo anno, indice medio 105, superiore alle medie nei 4 campi sardi). Indici di 104 sono stati registrati per Monastir e Core (4 e 3 campi, rispettivamente).

Il contenuto proteico medio di areale è risultato leggermente inferiore rispetto al quinquennio di riferimento (12,5% s.s. contro 12,9). Acadur (13,9% s.s.), Aureo, Svevo e Marco Aurelio (13,4-13,1% s.s.) sono state le cultivar con il tenore proteico medio più elevato anche se caratterizzate da produzioni inferiori alle medie. Kanakis e Furio Camillo e, soprattutto, Tirex e Monastir hanno invece associato buone rese a proteine superiori alle medie di areale.

Il peso ettolitrico medio ha fatto registrare l’ottimo valore di 84,4 kg/hl, il più elevato degli ultimi 5 anni (media di 81,2 kg/hl), con nessuna varietà che ha fatto registrare valori medi inferiori a 81,1 kg/hl. La novità Egeo (86,7 kg/hl) ha occupato il primo posto della classifica, seguita da Furio Camillo, Ettore, Antalis e Claudio (pesi compresi tra 86,6 e 86,0 kg/hl) che confermano questa loro caratteristica associandovi anche rese e contenuto proteico uguali o superiori alla media di areale.

Il peso delle 1000 cariossidi (44,7 g) ha mostrato un leggero incremento rispetto al valore di lungo periodo (43,7 g). Acadur, Simeto, Alemanno e Antalis (pesi compresi tra 53,9 e 50,4 g) si confermano per le grandi dimensioni della granella mentre le novità Calò e Salgado, oltre a Ramirez, hanno mostrato cariossidi piccole.

Nel Sud peninsulare la resa media è risultata superiore a quella dei singoli 5 anni precedenti e a quella media poliennale (4,82 t/ha contro le 4,20 t/ha del quinquennio 2012-2016). La varietà più produttiva dell’areale è stata Kanakis (5,80 t/ha, indice di resa di 120 e unica ad aver superato la media campo in tutte le 8 prove). In classifica è stata seguita da Monastir, Alemanno, la nuova costituzione Egeo, Furio Camillo, Claudio e Iride, che hanno fatto registrare indici compresi tra 111 e 106, rese tra 5,33 e 5,13 t/ha e media campo superata in 5-7 prove su 8. Produzioni intorno alle 5 t/ha sono state ottenute da Antalis, Ettore, Ramirez e Tito Flavio (indici 104-103 e superiori a 100 in 5-6 prove su 8).

Il contenuto proteico è risultato inferiore di 0,3 punti percentuali rispetto al valore poliennale (12,9% contro 13,2%). Anche in questo areale Aureo si conferma la varietà con il più elevato tenore proteico (14,5%.), seguita da Acadur (14,0%), entrambe con rese inferiori alla media. Tra le cultivar più produttive sono da segnalare, per proteina superiore alla media, Furio Camillo (indice 107; proteina 13.1%), Claudio (107; 13,0%) ed Ettore (104; 13,0%); buon equilibrio resa-proteina è stato registrato anche quest’anno da Antalis (104; 12,9%) e dalla novità Egeo (108; 12,8%).

Superiore alla media di lungo periodo è risultato il peso ettolitrico (81,8 kg/hl rispetto a 80,8 kg/hl), con solo 2 cultivar caratterizzate da peso specifico di poco inferiore a 80,0 kg/hl.

Il peso più elevato è stato registrato da Furio Camillo e dalla novità Egeo (84,1 kg/hl), seguite da altre 6 cultivar (Ettore, Kanakis, Alemanno, Antalis, Claudio e Iride) con valori superiori a 83,0 kg/hl, tutte e 8 anche con rese superiori alla media (indici 104-102).

Il peso delle 1.000 cariossidi è risultato leggermente inferiore alla media poliennale (44,6 g contro 45.6 g). Il valore maggiore è stato registrato per Simeto (52,8 g) seguita da Acadur e Alemanno (50,9 g) già note per questa caratteristica. Minori dimensioni del seme, anche in questo areale, per la novità Salgado (35.5 g) e per la conferma Ramirez (39,0 g).

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Risultati del Centro-Nord. Nella tabella 3 sono riportati i principali risultati delle 29 varietà provate nei tre areali del Centro-Nord.

Il versante tirrenico dell’Italia centrale è stato l’areale dove è stato registrato il maggior decremento di resa rispetto al poliennio (-25%) con una produzione media di 3,83 t/ha rispetto a 5,11 t/ha del 2012-2016. Anche in queste condizioni più difficili, la varietà più produttiva è risultata Kanakis con una resa media di 4,47 t/ha (indice 117) e unica con indici superiori o uguali a 100 in tutti i 9 campi dell’areale; seguono, con indici tra 114 e 105 e rese superate i 6-8 prove, altre 6 cultivar: Iride, Monastir, Ramirez, Daurur, Mario e la novità Secolo.

Il tenore proteico della granella (14.3%) è risultato superiore rispetto a quello di lungo periodo (13,6%). Le varietà con il tenore proteico maggiore, Simeto 15,2% e Svevo 15,0%, sono state caratterizzate però anche da bassi indici di resa (93); buone invece le produzioni di Furio Camillo e Antalis associate ad una proteina superiore alla media. Buon equilibrio produzione/proteina anche per Odisseo (103; 14,2%), Claudio (99; 14,5%), Ettore (98; 14,6%) e Marco Aurelio (98; 14,5%).

Superiore alla media poliennale è stato il valore di peso ettolitrico dell’areale (81,1 kg/hl contro 79,4 kg/hl) con 20 varietà che hanno superato la I classe di qualità UNI (80 kg/hl); tra queste sono da segnalare Furio Camillo e Antalis, caratterizzate anche da rese e proteina superiori alla media.

Il peso medio delle 1.000 cariossidi (49,2 g) è risultato superiore al dato poliennale di quasi 4 g. Le maggiori dimensioni del seme sono state registrate per Simeto (56,6 g), seguita da Monastir (52,4 g); quelle minori per Ramirez (44,9 g).

La resa media registrata nel versante adriatico dell’Italia centrale, rappresentato da 4 località delle Marche, è stata molto superiore alla media poliennale (7,65 t/ha contro 6,63 t/ha). Le produzioni più elevate sono state ottenute da Obelix e Daurur, che confermano il buon adattamento all’areale, con indici di 111 e medie superate nei 4 campi di prova. Seguono Tirex (108), Kanakis (107), Claudio (107), Mario (105) e Marco Aurelio (105), con indici superiori o uguali a 100 in 3-4 prove.

Inferiore al dato medio poliennale è risultato il contenuto proteico medio dell’areale, pari a 12,9% s.s. rispetto a 13,3%, riduzione tutto sommato limitata visto il forte incremento produttivo. I valori di proteina più elevati sono stati ottenuti da Simeto (14,2%) e Svevo (14,0%), caratterizzate però da rese alquanto inferiori alla media. Buone produzioni associate a proteine superiori alla media sono state ottenute da Claudio (indice di resa 107; proteina 13,2%), Marco Aurelio (105; 13,2%), la novità Secolo (103; 13,1%); Furio Camillo (102; 13,1%) e Tirex (108; 13,0%).

Ottimi i valori di peso ettolitrico, che hanno variato dal minimo di 82.7 kg/hl di Simeto al massimo di 87,5 kg/hl di Achille e Furio Camillo, raggiungendo una media di 85,3 kg/hl superiore di oltre 4 punti alla media poliennale.

Anche il peso delle 1.000 cariossidi è risultato quest’anno nettamente superiore alla media poliennale (53,7 g contro 44,9 g). Simeto si conferma la varietà con il seme più grande (62,0 g), seguita da Monastir, Antalis e Mario, con pesi non inferiori a 57,0 g e rese maggiori o uguali alla media; anche in questo areale Ramirez è risultata la cultivar con il seme più piccolo (44,7 g).

Nell’areale Nord la produzione media (6,68 t/ha) è risultata simile a quella del quinquennio precedente (6,64 t/ha). Ai vertici della graduatoria produttiva si sono collocate 4 varietà, con indici medi tra 110 e 113 e medie superate in tutti gli 8 campi di prova: Obelix, Tito Flavio, Augusto, al primo anno, e Daurur. A seguire, con indici tra 104 e 108, superiori a 100 in 6-7 prove, vanno segnalate altre 6 cultivar: Mario, Antalis, Tirex e Odisseo, che confermano il buon adattamento al Nord, insieme alle novità Secolo e Solstizio.

Decisamente superiore a quello registrato nel poliennio è stato il contenuto proteico della granella (14,3 % rispetto a 13,0%). Anche in questo areale le varietà con il tenore proteico maggiore sono risultate Simeto (15,7%) e Svevo (15,6%) ma con rese inferiori alla media di areale. Per produzione e proteina superiori alle medie vanno segnalate: Marco Aurelio (indice di resa 102; proteina 15,2%), Tirex (104; 14,7), Furio Camillo (102;14,6), Monastir (102; 14,5%), Core (101; 14,5%), Pigreco (102; 14,4) e Odisseo (104; 14,3). Per un buon equilibrio resa-proteina si conferma Antalis (106), insieme alle novità Secolo (108) e Solstizio (105), tutte con tenore proteico di 14,2%, di poco inferiore alla media di areale.

Il peso ettolitrico (78,6 kg/hl) è risultato più basso della media del quinquennio precedente di circa 1 punto e l’unico tra i 6 areali inferiore a 80 kg/hl (I classe qualità secondo norme UNI); solo 6 cultivar hanno mostrato pesi specifici superiori a questa soglia: Achille, Ettore, Furio Camillo, Kanakis, Claudio e Tirex.

Il peso 1.000 cariossidi è risultato invece più elevato rispetto al valore poliennale (51,3 g contro 49,6 g) e, con pesi superiori a 50,0 g, anche qui si confermano varietà a seme grande Monastir, Core, Simeto e Antalis.

 

Le varietà migliori

Stagione colturale 2016-17. In tabella 4 vengono riportati i principali risultati medi delle 20 varietà comuni a tutte le prove indicando in verde più o meno intenso gli aspetti positivi riscontrati nella stagione. La varietà mediamente più produttiva è risultata Kanakis, molto stabile, con ottimo peso ettolitrico anche se proteina inferiore alla media, seguita da Monastir e Antalis con tenore proteico leggermente superiore intorno ai valori medi ma un po’ meno stabili. Buon equilibrio resa-proteina-peso ettolitrico per Furio Camillo (103; 13,8%; 83,9 kg/hl) e Claudio (102; 13,8%; 83,1 kg/hl).

Poliennio 2014-2017. Per una valutazione su più anni delle varietà in prova nella Rete nazionale, nella tabella 5, per i tre areali del Sud-Isole, e nella tabella 6, per i tre del Centro-Nord, vengono riportati gli indici di resa medi per ciascun anno delle cultivar in prova da almeno un biennio.

Nel macro-areale Sud-Isole (tabella 5), la cultivar mediamente più produttiva nel quadriennio è risultata Antalis (5,21 t/ha e 71% campi con indici maggiori o uguali a 100), seguita da Monastir (5,17 t/ha e 83% campi con indici maggiori o uguali a 100), tutte e due con una minore stabilità in Sardegna. Ramirez (5,17 t/ha e indici superiori o uguali a 100 nel 77%) e Iride (4,92 t/ha e 72% dei campi con rese superiori alle medie) sono state le cultivar che hanno superato le medie in tutti gli anni e in tutti e tre gli areali. Da segnalare nel biennio Furio Camillo che ha fatto registrare indici superiori o uguali a 100 nei 3 areali e medie superate nel 60% dei campi.

Oltre alla cultivar già citate, nei singoli areali vanno inoltre segnalate per la stabilità produttiva nei diversi polienni:

Sicilia: Kanakis, Core e Odisseo nel quadriennio; Tito Flavio e Pigreco nel biennio.

Sardegna: Claudio, Alemanno e Ettore nel quadriennio.

Sud-peninsulare: Kanakis, Claudio e Ettore nel quadriennio; Tito Flavio nel biennio.

Nel macro-areale Centro-Nord (tabella 6) la cultivar più produttiva è risultata Monastir che ha evidenziato una resa media di 6.38 t/ha ed una ottima stabilità, con indici superiori a 100 tutti gli anni nei tre areali e con il 90% delle prove con resa superiore alla media; segue Kanakis, 6.16 t/ha, un po’ meno stabile, con il 79% dei campi con medie superate.

Nel triennio Antalis ha mostrato un ottimo adattamento in tutti gli areali, con indici sempre superiori a 100 e medie superate nell’80% delle prove; nel biennio Daurur ha fatto registrare rese sempre elevate, con 81% delle prove con produzioni sopra la media.

Oltre alla cultivar già segnalate, nei singoli areali vanno inoltre considerate per i risultati buoni e stabili ottenuti nei diversi polienni:

Versante tirrenico dell’Italia centrale. Ramirez, Iride e Furio Camillo nel quadriennio.

Versante adriatico dell’Italia centrale. Obelix, Furio Camillo nel quadriennio; Tito Flavio e Mario nel biennio.

Italia settentrionale. Obelix, Tirex e Odisseo nel quadriennio; Tito Flavio, Mario e Pigreco nel biennio.

 

I responsabili delle singole prove e le relative istituzioni di appartenenza.

 

Gli autori sono del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria - Centro di Ricerca Ingegneria e Trasformazioni agroalimentari - Sede di Roma

Frumento duro, le varietà più performanti - Ultima modifica: 2017-09-18T09:44:29+02:00 da Barbara Gamberini

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