Soia alle prese con siccità e costi

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Prezzi quasi stabili dopo il boom delle superfici

Favorita dalle regole del greening in materia di aree a focus ecologico, preferita da molti produttori al mais e alla bietola, la soia è stata la vera rivelazione colturale di quest’annata agraria che sta per concludersi. I dati Istat parlano chiaro: le superfici nazionali che hanno superato i 265mila ha (+14% rispetto all’anno prima). Ma in alcune province del Nord, vedi Mantova, l’exploit è stato più evidente, con ettarato addirittura raddoppiato rispetto alla campagna 2014. Quindi una coltura in crescita, ma che ha incontrato, dati produttivi alla mano, non poche difficoltà. Soprattutto nelle aree più vocate del Settentrione, la soia ha patito moltissimo la siccità combinata alle alte temperature della passata estate. Ciò, oltre a provocare sensibili stress idrici alla coltura, ha favorito anche l’attacco su vasta scala del ragnetto rosso, solo parzialmente contenuto dalle irrorazioni di costosi specifici prodotti fitosanitari. Il risultato? A seconda del numero di irrigazioni – quest’anno da 3 a 4 almeno, rispetto ai canonici 2 interventi di soccorso – e dell’intensità dell’infestazione del parassita, le rese si sono aggirate fra le 3 e le 4 t/ha, con cali produttivi compresi fra il 15 e il 30% rispetto all’annata scorsa. E sul fronte dei prezzi? Alla luce dell’aumento consistente delle superfici a livello nazionale, qualcuno temeva una possibile riduzione dei prezzi dovuto ad un aumento della disponibilità. In realtà, considerando i cali produttivi generalizzati, le prime quotazioni di soia registrate su alcuni mercati, anche se mancano ancora Bologna e Milano, raccontano di listini in linea con quelli dello stesso periodo dello scorso anno, con prezzi alla produzione attorno ai 320 €/t. In aumento quindi a Verona e Treviso (+2-3% rispetto all’anno scorso), di poco inferiori a Mantova (-0,6%). Già, prezzi pressoché stabili, ma costi di produzione in sensibile aumento. Tralasciando gli interventi chimici contro il dannoso ragnetto rosso, praticati a macchia d’olio dai produttori, che forse hanno sottovalutato la portata degli attacchi, la siccità ha determinato la necessità di intervenire in maniera massiccia con le irrigazioni di soccorso, raddoppiando il numero degli interventi. Ma anche calcolando solo 3 irrigazioni, il costo di produzione si è posizionato quest’anno attorno ai 1.600 €/ha (+ 6% rispetto ad un anno fa). Troppo, per gli attuali prezzi di mercato, considerato che è necessario produrre non meno di 4,98 t/ha per pareggiare i costi di produzione. Visti i dati produttivi di questo mese di settembre, si può concludere che anche la soia, coltura che generalmente ha dato in passato soddisfazioni agli agricoltori, con i prezzi correnti sta fornendo risultati economici tutt’altro che esaltanti, se non in perdita. L’auspicio dei produttori è che le quotazioni salgano, magari eguagliando i livelli del prodotto estero ogm, che, a seconda delle piazze, è quotato dai 20 ai 40 €/t in più. Siamo alle solite. Il prodotto nostrano viene penalizzato, quello estero (l’Italia importa il 90% della soia), costa molto di più. Molti agricoltori potrebbero a questo punto chiedersi perché continuare a produrre in queste condizioni.   Leggi l'articolo completo di grafici e tabelle su Terra e Vita 39/2015 L’Edicola di Terra e Vita

Soia alle prese con siccità e costi - Ultima modifica: 2015-10-02T15:57:17+02:00 da Sandra Osti

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