I ricercatori si attivano per salvare le acque

acque
Per limitare la dispersione del fosforo e il suo recupero è nato il progetto Power

8L'acqua e il suolo sono risorse non rinnovabili la cui qualità è fortemente a rischio a causa delle attività umane. Negli ultimi decenni l’uso dei fertilizzanti e degli effluenti d’allevamento hanno contribuito a generare un processo di inquinamento dei corpi idrici, noto come “eutrofizzazione”. Le conseguenze di tale fenomeno hanno determinato un netto declino della qualità delle acque e una perdita di biodiversità. Le principali cause di tali effetti sono da attribuirsi all’input incontrollato di nutrienti, principalmente azoto (N) e fosforo (P), derivanti da meccanismi di lisciviazione e/o di run-off dal suolo e apportati attraverso lo spandimento di effluenti d’allevamento. L’applicazione della Direttiva Nitrati ha contribuito a migliorare il management degli effluenti, soprattutto per quanto attiene l’azoto, e un recente studio della Commissione Europea (Com. 683, 2013) ha messo in evidenza che, nonostante a livello comunitario gli esiti della sua applicazione siano ancora molto variabili, di fatto i programmi d’azione hanno prodotto buoni risultati. Nonostante la Direttiva Nitrati riporti che l’eutrofizzazione dovuta alle attività agricole debba essere prevenuta, molta meno attenzione è stata posta agli input di fosforo.

In Europa infatti non esiste alcuna specifica direttiva comune relativa all’applicazione di fosforo al suolo e, solo alcuni stati o regioni hanno provveduto, negli ultimi anni, a definire alcune regole restrittive in tale senso, applicando degli standard in funzione dei fabbisogni colturali o del contenuto di fosforo nel suolo (Amery e Schoumans, 2011). Tuttavia, a livello comunitario, qualcosa si sta muovendo. Sempre nel 2013, attraverso la pubblicazione di una comunicazione consultiva sull’uso sostenibile del fosforo (Com. 517, 2013), la Commissione ha, per la prima volta, posto l’attenzione sulla sostenibilità nell’uso del fosforo, sia in termini di rilascio nell’ambiente che di approvvigionamento dello stesso quale fertilizzante. Tutto ciò risulta essere estremamente significativo considerando che il fosforo è una risorsa non rinnovabile, per altro in via di esaurimento, e che quindi in futuro il suo recupero assumerà un’importanza sempre più crescente. Il fosforo è infatti un elemento essenziale per lo sviluppo e la crescita dei vegetali e il 90% di tale elemento viene utilizzato per la produzione di cibo, comportando un consumo di circa 148 milioni di tonnellate di roccia fosfatica all’anno.

 

Consumi non più sostenibili

Ma questi ritmi di consumo sono sostenibili? I dati a tal proposito non sono incoraggianti. Si stima infatti che entro il 2050, a seguito della crescita globale della popolazione e di conseguenza dell’incremento dei fabbisogni alimentari, la domanda di fosforo crescerà ulteriormente a fronte però di una disponibilità di riserve di roccia fosfatica accessibili assai limiate e, verosimilmente, con gli attuali ritmi di sfruttamento, in esaurimento nell’arco dei prossimi 50-100 anni. In tale contesto, procrastinare ulteriormente la messa in atto di tutte le possibili strategie finalizzate al recupero di fosforo, determinerà una crescente dipendenza per gli approvvigionamenti verso i pochi paesi che attualmente detengono le riserve, con forti implicazioni di tipo politico.

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1 ) UniMI – Gruppo Ricicla – Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali
2 ) UniMI – Dipartimento di Scienze della Terra “Ardito Desio”

La bibliografia può essere richiesta agli autori. 

Leggi l'articolo completo su Terra e Vita 14/2016 L’Edicola di Terra e Vita

I ricercatori si attivano per salvare le acque - Ultima modifica: 2016-04-08T09:00:45+02:00 da Sandra Osti

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