Più peronospora al Centro che al Nord

Folpet definitivamente rivalutato per strategie di difesa preventive

Nel gran premio delle difesa del vigneto la peronospora parte sempre più spesso in pole position. E a tecnici e viticoltori tocca quasi sempre inseguire. Una situazione una volta esclusiva del Nord che invece oggi si ripropone in quasi tutti i “circuiti” delle diverse aree vocate per la vite disseminate lungo tutta la penisola. Un’evenienza che stressa tutte le strategie di difesa perché, se non si blocca in partenza questa patologia, è poi difficile riuscire a riprenderla. È successo l’anno scorso, quando Plasmopara viticola ha prodotto notevoli danni diffusi soprattutto per gli attacchi tardivi al grappolo (peronospora larvata).

Partenza sprint

Sta capitando quest’anno in molte zone, soprattutto del Centro, con una partenza sprint mai così anticipata. Scenari a cui si può far fronte solo con i prodotti più efficaci, frutto dell’attività di ricerca più recente. Oppure ricorrendo ai classici senza età, capaci di durare nel tempo grazie alla caratteristica azione “multisito”. Al proposito la storia di Folpet è emblematica. In oltre 40 di onesta militanza nella protezione fungicida del vigneto è stato prima osannato, poi bandito. Ripescato grazie agli studi ecotossicologici di Adama Italia (Makhteshim Agan fino all’ottobre scorso) ma discriminato nei disciplinari di produzione integrata. Infine ripescato con tante scuse anche dai disciplinari, rivalutato anche in chiave anti-resistenza, definitivamente affrancato con la recente riclassificazione secondo gli standard Clp, che lo pone allo stesso livello ecotossicologico di molti prodotti concorrenti. Adama, crede nelle potenzialità di questa molecola, un esempio è il convegno “Folpet day” organizzato lo scorso 4 marzo a Firenze per spiegare le caratteristiche di questa molecola. Ha investito per ottenere l’import tolerance negli Stati Uniti e in altri Paesi.

Dove domina la pioggia

L’ultimo appuntamento che si è tenuto a Firenze ha offerto l’opportunità di un confronto nelle esperienze di difesa alla luce delle difficoltà degli ultimi anni. «Nella nostra zona – dice Cesare Tocchet della cantina La Delizia di Casarsa (Ud) – l’utilizzo del folpet è sempre stato necessario». In effetti il Friuli è una regione caratterizzata da un microclima particolare. Con una piovosità media che varia da 1.500 a 1.800 mm, ma nel 2014 si è arrivato a 2.500 mm. Per questo i bollettini fitosanitari friulani consigliano le varie miscele a base di Folpet fino all’allegagione (se l’applicazione termina in giugno si evitano problemi di fermentazione), possibilmente applicate con irroratrici a recupero prodotto. In questo modo il Friuli ha evitato i pesanti attacchi registrati altrove, e il 2015? In Friuli la peronospora sta causando quest’anno decisamente meno problemi. E grazie all’applicazione delle corrette strategie preventive con contatticidi si sono evitati problemi nonostante la pesante piovosità registrata a fine maggio (200mm in una settimana). Ancora meglio è andata in Veneto. L’area del Soave, grazie ad una rete di 16 stazioni meteo è antesignana, da oltre 10 anni, della difesa calibrata a livello comprensoriale (18mila ettari di vigneto in totale) con sistemi di avvertimento. «L’obiettivo – sostiene Giuseppe Rama della Cantina di Soave – è quello di anticipare le infezioni piuttosto che rincorrerle. E per farlo occorre posizionare possibilmente i trattamenti immediatamente prima delle piogge, alternando i meccanismi d’azione». Un obiettivo che nel 2014, con le forti piogge cadute quasi ininterrottamente dal primo aprile alla vendemmia, è stato possibile raggiungere solo perseverando nel monitoraggio, nelle visite in campo e nel confronto con produttori e colleghi. «Decisamente diversa- aggiunge – la situazione di questo 2015, in cui la peronospora è passata praticamente sottotraccia, mentre ora occorre monitorare l’evoluzione dell’oidio».

Modelli da interpretare

Una situazione che cambia radicalmente sotto il Po. Riccardo Bugiani del Servizio fitosanitario spiega come l’Emilia-Romagna sia all’avanguardia nell’utilizzo dei modelli previsionali anche grazie alla copertura del territorio tramite le centraline meteo. Nel 2014 il modello ha consentito di individuare i periodi di maggior rischio dell’ultima settimana di aprile e da metà a fine giugno, periodi di elevata velocità di germinazione delle oospore di P. viticola. Il modello però non può essere infallibile. Tanto che le piogge e il clima mite di questa primavera lo hanno spiazzato in alcune zone. La pioggia infettante e l’infezione primaria non è mai stata infatti così precoce (16 aprile). In alcune ristrette zone (la provincia di Reggio Emilia, ad esempio), nei vigneti che per esposizione o vitigno coltivato si trovavano in anticipo rispetto al normale calendario fenologico, l’infezione si è manifestata già su germogli lunghi solo 2 cm. costringendo ad attuare strategie “di rincorsa” .

Si conferma così la tendenza degli ultimi anni che vede la fascia con maggiori danni da peronospora spostarsi gradualmente verso il Centro-Sud. Un “ribaltamento” che non è dovuto a mutamenti nel patogeno, ma delle condizioni climatiche. «Nel corso del 2014 – ricorda Domenico D’Ascenzo del servizio fitosanitario dell’Abruzzo – la peronospora ha interessato con una pressione insolitamente elevata la Campania e in particolare le province di Avellino e Benevento, la Puglia, la provincia di Trapani in Sicilia e tutto l’Abruzzo».

Adattarsi a un clima che cambia

Una situazione alimentata da un avvio dei processi infettivi in seguito alle precipitazioni di fine aprile con le prime infezioni fogliari a inizio maggio. Dopo altri cicli di infezione la perturbazione del 13-18 giugno ha determinato l’attacco epidemico su grappolo. A incidere è però stata anche la scarsa propensione verso i trattamenti preventivi (dove sono stati effettuati, i danni sono stati limitati).

Una situazione che spinge D’Ascenzo ad affermare che le strategie di difesa devono essere adeguate a cambiamenti climatici ormai evidenti, che obbligano a trattamenti sempre più anticipati e tempestivi. Anche perché gli errori non sono recuperabili.

Folpet presenta alcune caratteristiche che ben si adattano a queste necessità. Si tratta infatti, come spiega Mirco Casagrandi, field marketing manager dell’area nord est per Adama Italia, di un fungicida di copertura ad azione di contatto appartenente alla familgia chimica delle tioftalimidi. Il meccanismo d’azione multisito non lo espone al rischio di insorgenza di resistenza. I principali patogeni controllati nel vigneto sono, oltre a peronospora: escoriosi, Conyothyrum, mal dell’esca più le azioni collaterali su oidio e botrite. In termini di profilo ambientale, anche grazie alla bassa solubilità in acqua, Folpet non ha nulla da invidiare rispetto a prodotti più recenti.

Nelle strategie di difesa odierne, anche in considerazione del meccanismo di azione muiltisito, vi è una crescente riconsiderazione del ruolo di prodotti come Folpet in virtù anche delle peculiarità fitoiatriche complementari a quelle dei fungicidi endoterapici, con una spiccata azione preventiva esterna, indipendente dalle condizioni della pianta. Caratteristiche che secondo Massimiliano Ziliani, marketing manager di Adama Italia si sposano alla perfezione con la filosofia della società, che è quella di creare semplicità per i produttori agricoli.

Più peronospora al Centro che al Nord - Ultima modifica: 2015-07-07T14:56:54+02:00 da Sandra Osti

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