Forti attacchi di mal bianco

mal bianco
Le piogge primaverili hanno favorito le infezioni primarie di Uncinula necator

La pericolosità dell’oidio della vite (Uncinula necator, Oidium tuckeri) varia molto in funzione dell’ambiente di coltivazione. In talune aree, soprattutto collinari o litoranee, assume il ruolo di principale patogeno tanto che la strategia globale di difesa viene impostata su questo riferimento, talvolta con interventi antioidici specifici, indipendentemente dai trattamenti contro la peronospora.

L’andamento climatico 2014 caratterizzato da frequenti precipitazioni è risultato particolarmente favorevole anche alle infezioni di oidio, pertanto si è reso necessario attuare un attento e specifico programma di interventi. Nei vigneti ad alto rischio sono stati riscontrati anche forti attacchi della malattia, specialmente dove i trattamenti non sono stati eseguiti correttamente.

Un esempio concreto

In un’azienda situata nell’areale docg dei colli bolognesi, monitorata settimanalmente, i trattamenti l’anno scorso sono iniziati già al 18 aprile con un intervento a base di meptyldinocap quando ci si trovava nella fase 10 cm di germoglio ed i grappoli già visibili, per proseguire ad una decina di giorni con un intervento a base di zolfo. La serie di interventi è poi proseguita per tutta la primavera-estate per concludersi positivamente con una distribuzione di zolfo al 28 luglio ad inizio invaiatura.

La gestione della difesa è stata impostata come una sinergia tra fattori agronomici ed elementi più strettamente fitoiatrici. L’impiego dei prodotti a disposizione non può infatti prescindere da oculate scelte e tecniche agronomiche.

Le pratiche agronomiche

L’oidio predilige, per il proprio sviluppo, andamenti stagionali caldo umidi con ridotte precipitazioni ed elevata ventilazione. Un elemento che può complicare la gestione del vigneto è l’eccessivo rigoglio vegetativo che crea zone d’ombra in cui la malattia può svilupparsi e dove è anche difficile raggiungerla con i trattamenti. È perciò utile adottare pratiche agronomiche di contenimento della vigoria delle piante ed effettuare anche interventi di potatura verde tempestivi ed efficaci per consentire il giusto arieggiamento della fascia di vegetazione ed ottimizzare la distribuzione dei prodotti anticrittogamici.

Per l’efficacia della difesa, i fattori da mettere in campo sono:

  1. le condizioni ambientali devono essere monitorate attentamente e con precisione;
  2. i prodotti disponibili devono essere impiegati razionalmente in base alle loro caratteristiche e nelle condizioni di poter esprimere tutto il loro potenziale;
  3. occorre razionalizzare la gestione agronomica del vigneto perché ogni operazione ha la sua giusta epoca di svolgimento e la sua corretta tecnica di esecuzione.

In questo contesto e considerato anche che negli ultimi anni la malattia ha mostrato una particolare virulenza, la strategia deve essere di tipo preventivo. Confidare troppo sulle qualità curative od eradicanti di alcuni prodotti può risultare controproducente, perchè sottopone le molecole ad un’elevata pressione della malattia, favorendo così inaspettati cali di efficacia. Giungere alla fase infettiva della malattia significa in ogni caso che una certa quota di danno è garantita con tutte le conseguenze che ne derivano.

Di fondamentale importanza, per ridurre i rischi di insorgenza di ceppi resistenti, risulta quindi l’alternanza o la miscela di sostanze attive aventi diverso meccanismo d’azione e la limitazione del numero di interventi all’anno. Siccome le infezioni di oidio e la loro intensità non sono facilmente prevedibili è bene predisporre strategie differenziate in relazione alle diverse situazioni ambientali ed epidemiologiche.

Il rischio fase per fase

Tutto questo in stretta sintonia con lo sviluppo della vite. Infatti a diverse fasi fenologiche corrispondono diversi gradi di sensibilità alla malattia ed in tal senso è bene impiegare i prodotti a disposizione. Possono essere distinte tre fasi:

  1. germogliamento/pre-fioritura;
  2. pre-fioritura/ chiusura grappolo;
  3. chiusura grappolo/invaiatura.

Nelle zone ad alto rischio o su vigneti sensibili, la fase più critica, è rappresentata dal periodo compreso tra la pre-fioritura (bottoni fiorali separati) e la chiusura del grappolo, dove è più importante utilizzare in modo preventivo gli antioidici con precisione per evitare trattamenti eradicanti, mantenendo sempre l’alternanza tra i diversi meccanismi d’azione dei prodotti.

Si deve tenere presente che la suscettibilità dei grappoli si riduce sensibilmente quando gli acini superano i 4-6 mm. di diametro.

Il modello previsionale

Un valido supporto alla razionalizzazione e riduzione quindi dei trattamenti antio idici è quello di sfruttare le indicazioni fornite dallo specifico modello previsionale elaborato dalla Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza in collaborazione con il Servizio Fitosanitario della Regione Emilia-Romagna. Si tratta di un modello in grado di simulare la dinamica delle infezioni primarie dell’oidio, calcolando il momento dei rilasci da parte dei cleistoteci svernanti, la quota di ascospore che è rilasciata e la loro capacità germinativa ed infettiva. Il modello, in funzione di temperatura, umidità relativa, pioggia, bagnatura fogliare e di un parametro definito “deficit di pressione idrico”, registrati dal primo giorno dell’anno, indica i giorni in cui sono presenti le condizioni ideali per il rilascio delle ascospore. In pratica a partire dal periodo primaverile, il modello segnala l’inizio della prima possibile infezione nonché le possibili ulteriori infezioni primarie se le condizioni climatiche sono favorevoli, indicando anche la gravità dell’evento. Inoltre il modello evidenzia la fine del rilascio delle ascospore e quindi il termine delle infezioni primarie. Attraverso la sua applicazione pratica è possibile quindi ottenere informazioni utili riguardanti le strategie di difesa da adottare nei confronti dell’oidio e allo stesso tempo sostenibili.

Si sottolinea che, nonostante il modello abbia ottenuto buoni risultati, è sempre necessario verificare in campo l’eventuale decorso della malattia, tendo contro che le infezioni primarie ascosporiche non sono facilmente visibili.

Nella messa a punto di una strategia sostenibile di contenimento dell’oidio occorre considerare i diversi fattori di rischio (andamento epidemico degli anni precedenti, presunto potenziale d’inoculo, decorso climatico e sensibilità varietale).

I prodotti utilizzabili

In Produzione Integrata, nelle zone ad alto rischio o in vigneti sensibili, si consiglia di intervenire preventivamente con antioidici di copertura dal germogliamento alla prefioritura. Si può quindi impiegare proficuamente lo zolfo (con temperature maggiori di 12 C°) e in alternativa il metrafenone, la spiroxamina e il meptyldinocap. Sempre in questo periodo, caratterizzato da basse temperature ed elevata umidità si configura l’impiego preventivo di prodotti a base di Ampelomyces quisqualis. Successivamente in prossimità della fioritura e fino alla chiusura del grappolo, ovvero in corrispondenza con la fase di maggior sensibilità della vite alla malattia, è bene rinforzare la strategia utilizzando, in altenanza e nei limiti imposti, i prodotti sistemici IBE (ciproconazolo, difenconazolo, fenbuconazolo, miclobutanil, penconazolo, propiconazolo, tetraconazolo, triadimenol, e tebuconazolo), il trifloxystrobin, il quinoxyfen, il pyraclostrobin, il bupirimate , il metrafenone e la s.a. a base di cyflufenamide, dotata di un nuovo meccanismo d’azione. In questa fase, meglio se in pre-chiusura grappolo, si può collocare anche l’impiego del boscalid efficace anche nei confronti della botrite.

Una volta raggiunta la fase di chiusura grappolo è terminata la fase più critica per la difesa tanto che in condizioni di assenza della malattia è possibile proseguire la difesa fino all’invaiatura impiegando esclusivamente prodotti a base di zolfo (preferibilmente polverulento). Inoltre, a questo punto della stagione la strategia è condizionata anche dai risultati conseguiti in precedenza; errori commessi precedentemente difficilmente possono essere recuperati.

Lo zolfo risulta fondamentale durante tutta la stagione, importante quindi utilizzarlo con turni d’intervento adeguati alla sua minore durata d’azione e considerare l’effetto dose, da cui dipende la sua efficacia nei confronti dell’oidio.

 

* Centro Agricoltura Ambiente “G. Nicoli”

Visualizza l'articolo completo di Terra e Vita n. 12/2015

 

Forti attacchi di mal bianco - Ultima modifica: 2015-03-28T11:00:34+01:00 da Sandra Osti

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